Il Führer e la campagna contro il tabacco

PremessaIl Führer e la campagna contro il tabacco
Tra i tanti fumatori, ce ne sono alcuni che sono sensibili alle tematiche di prevenzione e lotta ad uno dei vizi peggiori che siano mai esistiti: il Fumo, la droga perfetta, apparentemente innocente, capace di indurre una forte dipendenza, ma con effetti pressoché inesistenti, se non le crisi d’astinenza, per qualcosa che, in fondo, non è assolutamente necessaria, in grado di uccidere lentamente ma con sintomi improvvisi e tardivi, solo dopo aver fatto spendere un sacco di denaro e fiato al soggetto fumatore, ma veniamo A Noi ed all’argomento qui trattato, senza che divagazione di sorta.

Le avanguardie della lotta al tabagismo e al cancro
Secondo alcune fonti, il Führer stesso fu un incallito fumatore in gioventù, consumando tra le 25 alle 40 sigarette al giorno, ma smise affermando che si trattava di un’inutile spesa di soldi, e sul piano personale, incoraggiò sempre i propri amici a fare altrettanto, anche con doni e premi.

I medici tedeschi furono i primi ad identificare i collegamenti tra fumo, cancro ai polmoni e malattie cardio-vascolari, e dopo l’ascesa al potere di Hitler, il regime si impegnò fin da subito in una forte campagna pubblica anti-tabacco, ottenendo, a differenza di movimenti analoghi di altre nazioni europee, risultati entusiasmanti, soprattutto tra le donne e i militari.

Tra le misure adottate, oltre al divieto di fumare nei luoghi pubblici, come mezzi di trasporto, scuole ed istituti sanitari, vi furono la diffusione di poster per mostrare i danni legati al tabacco, diversi articoli pubblicati in riviste scientifiche e non, restrizione alla pubblicità di prodotti legati al fumo, e venne vietata la messa in ridicolo del movimento contro il tabacco, fatto che avveniva per mezzo di poster esposti in luoghi pubblici, e favoriti dalle compagnie produttrici di tabacco.

Le restrizioni del fumo vennero adottate anche nelle forze armate e dell’ordine, alla Polizia fu vietato di fumare in servizio, e al personale della Wehrmacht fu imposto il limite giornaliero di sei sigarette al giorno per soldato, prevedendo sigarette extra in caso di stallo e assenza di avanzate o ritirate in programma, comunque, mai più di ulteriori 50 sigarette al mese oltre la razioni quotidiana.

Ai militari molto giovani, venivano distribuiti dei dolciumi al posto delle sigarette.

Ciò nonostante, furono sempre favorite agevolazioni a categorie speciali, come i soldati al fronte ed i membri della Gioventù Hitleriana.

Dopo la fine della guerra
Manco a dirlo, dopo il crollo della Germania nazista alla fine della seconda guerra mondiale, le aziende americane di sigarette entrarono velocemente nel mercato nero tedesco.

Il contrabbando illegale di tabacco divenne prevalente e molti leader della campagna anti-fumo nazista furono condannati a morte.

Nel 1949, circa 400 milioni di sigarette prodotte negli Stati Uniti entravano illegalmente in Germania ogni mese, e come parte del Piano Marshall, gli Stati Uniti mandavano tabacco gratis in Germania; il Governo federale degli Stati Uniti spese 70 milioni di dollari per questo, per la gioia delle industrie di sigarette negli Stati Uniti, che ne ebbero guadagni enormi.

Annualmente, il consumo pro capite nella Germania post-bellica crebbe da 460 nel 1950 a 1523 nel 1963.

Alla fine del XX secolo, la campagna anti-tabacco in Germania non fu capace di superare la serietà dell’era nazista degli anni 1939-41 e gli studi sulla salute in materia di tabacco vennero descritti da Robert N. Proctor come “silenziati”.

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