La democrazia abbatte la libertà di pubblicazione storica

La democrazia abbatte la libertà di pubblicazione storicaLa democrazia ha toccato un nuovo picco, quello che mette allo sbaraglio la libertà di pubblicazione, di stampa e di pensiero, il tutto in un solo colpo, utilizzando sia piattaforme digitali (come nel nostro caso), sia strumenti legislativi, – quindi che fanno riferimento a fonti del diritto – senza tenere in considerazione il contenuto stesso del capo d’imputazione. A farne le spese sono gli studiosi – autodidatti o meno – che ogni giorno dedicano e coltivano la loro passione, quella di divulgare e condividere in totale libertà ed emancipazione ideologica, contenuti storici su cui altrettanti storici di fama mondiale, o meno, hanno scritto una miriade di libri. Partiamo dalle origini del nostro caso, nel dicembre 2014 la nostra pagina facebook “Portale del Nazionalsocialismo” subisce la censura indiscriminata della piattaforma digitale di facebook, controllata dalle lobby democratiche e plutocratiche, quindi la pagina è irreversibilmente eliminata dal Social Network, ma il tentativo di abbattere la nostra voglia di informazione non riesce. Benché la pagina sia stata cancellata allorquando la soglia di apprezzamento aveva quasi raggiunto i 1000 mi piace, decidiamo di andare avanti con il nostro progetto accademico e diamo vita ad una nuova pagina facebook, intitolata sempre “Portale del Nazionalsocialismo“.

La democrazia abbatte la libertà di pubblicazione storica

Il 2 gennaio 2015 (vedi foto sopra) facebook decide ci rimuovere dalla pubblicazione la nostra nuova pagina che in meno di un mese ha raggiunto la soglia di 676 mi piace. Questo è il regalo di inizio anno che questa piattaforma digitale ha deciso di elargire a chi contribuisce con le proprie capacità intellettuali a rendere una società capace di accedere alle informazioni di portata storica, andando così contro ogni tabù che affligge la stessa società (occidentale) timorosa di conoscere e apprendere nuove informazioni storiche che andrebbero ad aggiungersi al proprio contenitore culturale. Questa volta facebook è molto più clemente, caso più unico che raro, e “concede” la facoltà di avvalerci ad un ricorso in appello. Precisiamo che sono passati più di due mesi dal nostro ricorso e in tutto questo tempo non siamo stati con le mani in mano e diverse volte abbiamo contattato i moderatori di facebook per chiedere delucidazioni in merito all’oscuramento della nostra pagina (ricordiamo che una pagina è sempre esistente se pur oscurata). Nonostante il nostro chiaro intento di rendere un servizio alla società, abbiamo sempre precisato che la nostra attività non è propagandistica al Nazionalsocialismo, ma alla Storia del Nazionalsocialismo, e questa è cosa ben diversa. Per chi volesse saperne di più, vi rimandiamo ai nostri intenti, cliccate QUI. Oggi, giovedì 5 marzo 2015, è stata messa in discussione, anzi, è stata abbattuta per l’ennesima volta la libertà di pubblicazione storica, ci chiediamo se vale la pena essere presenti su un social network controllato dalle logiche dei poteri forti come le democrazie plutocratiche e dove a essere messi a rischio sono anche gli account personali dei vari amministratori della pagina che hanno subito un bando di 30 giorni nel quale non possono svolgere alcuna funzione su facebook, se non quella di utilizzare la chat. Quello che chiediamo è che sia fatta chiarezza una volta per tutte sulla nostra onestà intellettuale dei contenuti e che nessuno imponga ai nostri accademici cosa sia giusto o meno pubblicare perché noi i tabù li abbiamo sempre spezzati e continueremo a farlo onorando quello che è il progresso scientifico e culturale dell’umanità, compresa la pubblicazione storica. Siamo contro ogni forma di repressione, quella stessa repressione su cui il tanto democratico occidente si innalza a paladino della giustizia.

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